Gli smartphone sono sempre più diffusi e usati, ma potrebbero costituire un pericolo per la vista.
Secondo una ricerca , la lettura dei messaggini di testo o la navigazione su Internet tramite smartphone costringerebbero ad avvicinarsi allo strumento più di quanto non si faccia con un normale libro, forzando gli occhi a lavorare più duramente del solito.
Sarebbe la ridotta distanza, più che la grandezza dei caratteri, a comportare un maggiore stress per gli occhi di coloro che indossano già normalmente occhiali o lenti a contatto, e potrebbero causare alcuni fastidi come mal di testa oppure affaticamento oculare.
"Gli occhi finiscono per fare uno sforzo molto grande per mettere a fuoco gli oggetti che vogliamo vedere e spesso questa situazione causa un inaridimento del bulbo oculare o una visione appannata, dopo uno sforzo prolungato".
Precedenti studi avevano mostrato che circa il 90 per cento di quelli che usano il computer manifestano problemi agli occhi. Le nuove ricerche si sono concentrate invece su telefonini e smartphone e hanno individuato nella corta distanza di visione il principale colpevole dei problemi che sorgono alla vista.
Dallo studio dei ricercatori condotto su circa 200 persone con un'età media di circa 25 anni, è emerso infatti che, navigando su Internet da uno smartphone, la distanza media di lettura tenuta era di circa 33 centrimetri, mentre quella dal telefonino durante la consultazione di un sms poteva arrivare ad essere anche di soli 20 centimetri, contro una distanza media di lettura di un libro di circa 40 centimetri.
L'uso prolungato di questi dispositivi può portare, oltre che a disagi visivi, anche a mal di testa e stanchezza. 
Dallo studio è emerso che con i dispositivi visualizzati a breve distanza - come quelli di pc e cellulari - le immagini poste davanti allo schermo - e cioè tra lo schermo e lo spettatore - vengono messe a fuoco meno facilmente rispetto a quelle collocate dietro lo schermo. Al contrario durante la visualizzazione di schermi a lunga distanza - come quelli cinematografici - risulta meno fastidioso mettere a fuoco l'immagine posta tra lo spettatore e lo schermo, piuttosto che quelle poste al di là dei monitor. L'obiettivo dei ricercatori è trovare la ''zona di comfort'' a livello visivo: ''Il disagio associato alla visualizzazione in 3D è un problema che può arrivare a limitare l'uso della tecnologia